giovedì 30 giugno 2011

A Milano stanno accadendo cose che prima erano inimmaginabili di Giorgio Salvetti, tratto dal manifesto

http://www.milanox.eu/la-sfida-di-pisapia-aprire-le-porte-del-palazzo/

di Giorgio Salvetti, tratto dal manifesto

A Milano stanno accadendo cose che prima erano inimmaginabili. L’assessore alla casa sospende gli sfratti. Il piano regolatore (Pgt) è in standby in attesa di prendere in esame quelle 4mila osservazioni dei cittadini che la Moratti cestinava. Il Comune dà il patrocinio al Gay Pride. Mirko Mazzali, consigliere di maggioranza (Sel), chiede di togliere i militari dalle strade e di abolire le retate dei vigili sugli autobus a caccia di clandestini (ma Granelli, assessore PD proveniente dalla Caritas, oppone diniego sui militari, NdR).
L’effetto Pisapia continua, ma adesso si tratta di mettere in pratica davvero lo spirito che ha cambiato il vento. E non è facile. Come si fa a non deludere un insieme così straordinario di aspettative e voglia di esserci? I primi quindici giorni da sindaco di Giuliano Pisapia sono stati pienissimi. Sul suo tavolo sono passati mucchi di carte. E intanto bisognava fare la giunta. Adesso che è fatta comincia la vera partita. Detto che non c’è più il vice sindaco De Corato e che peggio della Moratti non si può fare, è giunto il momento di uscire dalla frenesia del debutto e coinvolgere davvero le associazioni, i comitati e i movimenti. E siccome non può fare tutto il sindaco bisognerà trovare una struttura, dei canali, per rendere effettiva quella partecipazione attiva che è il segno della cambiamento.
La giunta non è certo movimentista. E’ fatta di donne e uomini di partito, di professionisti scelti dal sindaco e di esponenti di quella borghesia illuminata che dopo qualche dubbio si è decisa ad appoggiarlo. Forse era inevitabile, e senza Pisapia sarebbe andata molto peggio. Ma questa squadra ha bisogno come l’aria degli stimoli dei cittadini che le hanno dato fiducia e potere. E che non vogliono sentirsi di nuovi messi ai margini. Il problema non è la scelta di un esponente centrista come Bruno Tabacci all’assessorato al bilancio. Non è questione di posti da occupare e al limite neppure di asse che si sposta più o meno al centro. Il nodo da sciogliere è capire cosa può fare questa amministrazione per aprirsi davvero. Se lo chiedono nei centri sociali (l’altra sera è stato questo il tema di un’assemblea allo spazio Zam), nei sindacati, nel mondo dell’associazionismo laico; e questo è ciò che vogliono i giovani che la campagna per Pisapia se la sono inventata nelle strade e su internet. Nessuno lo dice pubblicamente, anche per senso di responsabilità, ma su questo terreno è ancora tutto da fare. Giuliano Pisapia ha due uomini chiave nel suo staff: Maurizio Baruffi (ex verde poi Pd) e Gianni Confalonieri (Sel). L’unico vero referente per tutte queste realtà rimane Paolo Limonta, il gigante buono che ha seguito Pisapia in questi mesi e che però non ha una carica ufficale perché, da persona vera quale è, vuole continuare a fare anche il maestro elementare. «A parte Giuliano e Paolo non vedo nella squadra persone che ho incontrato per la strada – dice una ragazza che l’altra sera era allo Zam – ma non può succedere che abbiamo portato acqua a un mulino che non sentiamo anche nostro». E ancora. «Non dobbiamo entrare in quella logica per cui Giuliano è come babbo natale, gli scriviamo una letterina e lui ci fa un regalino. Ci vogliono luoghi e modi per costruire un rapporto attivo». Una signora dei comitati è contenta che il 50% degli assessori siano donne ma si stupisce di non averne conosciuta nessuna nelle lotte delle donne milanesi. Una sindacalista la spiega così: «Siamo felici di non avere in Comune dei nemici, non pretendiamo di avere amici, ma non vorremo avere a che fare con degli estranei». Questa è la sfida. A Pisapia l’onere e l’onore di vincerla.

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